25 maggio 2006

Le grandi guide di Palazzo Bobby: "Cagare Altrove"

Chiunque sia dotato di un apparato gastro-intestinale nella norma si sarà certo trovato nell’impellenza di dover svolgere determinate funzioni fisiologiche in un luogo “altrove” rispetto a casa propria: l’ufficio, un autogrill, la sede di un cliente, un campeggio, un campo (senza eggio).
Farla va fatta, quindi, come fare?
Ecco un breve HowTo da portarsi sempre dietro, che tra l’altro, se stampato con l’accortezza di usare una carta sufficientemente porosa, ha il grosso pregio di tornare utile a fine bisogno.

A casa
Luogo d’elezione per la cagata reale, quella che dà le maggiori soddisfazioni. Conosciamo in ogni dettaglio le condizioni igieniche del cesso, ancora di più se vi si provvede personalmente; il nostro deretano negli anni si è parzialmente adattato alla forma della tavoletta come il divano di Homer al di lui culo producendo una sensazione di comodità che a volte pare irrinunciabile. Se poi si vive soli (o vi ci si trova momentaneamente) è possibile persino lasciare la porta spalancata e godersi così l’audio della nuova puntata di “Chi vuol essere milionario” oppure la trasmissione preferita alla radio, financo un bel CD.
Nessuno avrà pisciato fuori dal vaso e, nel caso, trattasi del cagatore medesimo o di altro familiare e quindi consanguineo.
Viva la cagata a casa!

In ufficio
Ad alcuni succede subito dopo la terzina pranzo-caffè-sigaretta, ad altri dopo il caffè della colazione, altri ancora si trovano nel momento del bisogno quando meno se lo aspettano, spessissimo durante o dopo una riunione particolarmente pallosa (assunto che tutte le riunioni sono pallose). Passando in ufficio gran parte della giornata, prima o poi bisognerà fare i conti con la necessità di defecare in loco.
La tattica per raggiungere livelli di comfort analoghi a quelli di casa, escludendo le comodità audio di cui sopra, verte innanzitutto sulla scelta del trono sul quale sedersi. Obbligatorio il bagno delle donne, meglio se poco frequentato (magari in una zona dell’azienda in cui le donne non vanno, come ad esempio la sala macchine): tali graziosi esseri hanno il vantaggio/svantaggio di dover orinare seduti. E’ uno svantaggio per loro, poiché difficilmente potranno inumidire le radici di un albero o le fondamenta di un muro o i rivetti che sostengono il guard-rail. Ma è un vantaggio per noialtri pene-dotati perché dovendo pisciare sedute si può pur star certi che la facciano dentro senza errori. A questo si aggiunge un’altra caratteristica delle tenutarie di passera: provando in molte una inspiegabile vergogna nel far udire i propri rumori sgocciolatori, tendono a far pipì a singhiozzo. Cosa questa da non sottovalutare, in quanto un getto di tipo stop’n’go riduce al minimo l’eventualità di schizzi di rinterzo. Infine, dettaglio affatto trascurabile, quand’anche le utenti delle ritirate in rosa fossero adepte della mai abbastanza deprecata setta delle amanti della pelliccia pubica, oltraggio a ogni amante del lungo cunnilingus, eventuali peli caduchi andranno a cadere dentro, portati via dall’acqua a ogni tiro dello sciacquone. Niente gatto accovacciato tipico dei cessi maschili, quindi.
Per quanto detto, la scelta della toilette femminile porta con sé l’evidente vantaggio di una maggiore igiene ed estetica della tazza.
In secondo luogo bisogna valutare la presenza dei copritazza di carta, plus purtroppo non sempre a disposizione ma oltremodo utile per non consentire alle nostre pudende il benché minimo contatto con la tavoletta: pisceranno pure dentro, ma sempre meglio tenere separato il proprio derma da quello della collega obesa e affetta da ipersodurazione.
Da notare che il suddetto copritazza ha un verso: un lato è più liscio, e va verso l’alto, e uno più ruvido, e va verso il basso.
In mancanza di tale prezioso accessorio si può sempre rimediare con un’accurata opera di rivestimento per mezzo della carta igienica per la quale negli anni ho sviluppato una formidabile tecnica che non fa rimpiangere la versione preconfezionata.
Servono in totale 12 pezzetti, da suddividere in 4 da uno e 4 da due blocchi. Come posizionarli viene facile: si principia con i blocchi da uno, che vanno messi ai quattro angoli della tavoletta. Quelli da due invece devono essere messi longitudinalmente in modo da congiungerli, uno a nord, uno a sud, uno a est e uno a ovest.
Copritazza industriale o artigianale che sia, è vivamente consigliato un trucco affatto ovvio da mettere in pratica prima di posizionare il pigiama anti-contatto: rivestire il fondo del water di carta igienica, eccedendo un po’. Abbondare in quantità e grovigli garantirà i due (dico, due) risultati cercati: evitare che al primo blocco di feci emesso (lo stronzo) l’acqua presente sul fondo faccia l’effetto “sasso in uno stagno”, ovvero schizzi qualche goccia nell’esatta direzione dalla quale è provenuto (il culo insomma); ci consentirà inoltre, al termine della procedura cacatoria, di poter tirare lo sciacquone senza dover usare uno degli strumenti più vomitevoli che la tecnologia abbia inventato, lo scovolino.
Finita l’opera sarà possibile sedersi e indugiare nelle solite riflessioni sui massimi sistemi (senti che puzzo, sarà la bistecca di ieri a pranzo o il troppo rum di ieri sera?) fintanto che il retto avrà terminato il suo deiettivo compito.
Un ulteriore vantaggio dei bagni femminili è la probabile presenza di un bidet, che può essere usato quando si volesse mantenere il proprio sederino sempre lindo e profumato.


Autogrill e Campeggio
La situazione igienica dei cessi presenti nelle aree di servizio e nei campeggi varia molto. Si va da splendide quanto rare sedute a più frequenti veri troiai dove non ci si gioverebbe nemmeno la peggior bomba batteriologica vivente.
Come rimediare quindi?
In questo caso ci viene in aiuto la cosiddetta “tecnica Pino”, dal nome del personaggio (nonché amico di vecchia data) che raccontando come si usava cagare nelle caserme da lui frequentate in epoca di leva militare obbligatoria mi ha fornito le basi per sviluppare un metodo efficace sebbene scomodo.
Innanzitutto ci si scordi la tavoletta, è meglio sollevare tutto e lasciare la viva ceramica (come no, ceramica) che tra l’altro spesse volte è l’unica presente mancando del tutto il coperchio.
Bisogna come sempre riempire il fondo del water di carta igienica: metterne a più non posso ché non è mai abbastanza.
Dopodiché è necessario dotarsi di forza di volontà e procedere come segue. Se possibile, sfilarsi del tutto pantaloni e mutande (attenzione a dove poggiarli!), in caso non sia possibile o consigliabile (per la mancanza di appendini), tirare tutto giù facendo attenzione a che non tocchi il pavimento né la ceramica. A questo punto bisogna montare con i piedi sul bordo della tazza, rivolti verso la porta. Proprio come si farebbe in una turca.
La posizione è scomoda e non sostenibile per lunghi periodi, pertanto si dovranno rimandare a migliori contesti le riflessioni sui massimi sistemi, cosa non difficile tra l’altro, visto che solitamente il puzzo da sottoporre ad analisi senz’altro si mischierà con i fetori preesistenti.
Altro requisito essenziale è l’impellenza dello stimolo: visto che le gambe inizieranno a soffrire la fatica molto presto, il proiettile deve essere già in canna pronto ad essere sparato e, una volta sparato, pulirsi e scappare velocemente da quell’insalubre luogo.
Scordiamoci il bidet: quand’anche presente, l’alta frequentazione dei cessi di autogrill ne fa un ricettacolo dei più incattiviti batteri. Comprarsi semmai una confezione di salviette profumate: è pur sempre un’autogrill, no?
Ancora peggio nei campeggi, sebbene in tal caso sia possibile usufruire della doccia.

Il campo
Il più naturale degli istinti a contatto con il più naturale degli ambienti. Non è poetico?
Cagare in un campo (o dietro un cespuglio, o su una spiaggia) è semplicissimo: basta ricordarsi un pacchetto di fazzoletti (o la stampa di questa guida), scegliere un posto sufficientemente appartato, posizionarsi accovacciati e zac! La cagata è servita.
Faranno da colonna sonora ai nostri probabili rumori il canto degli uccellini, le risa dei bambini nel prato vicino, i due fessi che giocano a racchettoni sulla riva del mare, gli aerei supersonici che passano allo zenit.
Che cosa si può volere di meglio per conciliare la concentrazione?
Purtroppo la posizione è quella che è e pertanto le riflessioni, tra l’ascolto di un uccellino e una ponzata, non avranno sufficiente tempo per esser sviluppate, ma non si può avere tutto dalla vita.
Se poi dovessimo perdere il senso del tempo, sarà la natura stessa ad avvertire che è giunta l’ora di levare le tende: succede quando l’estasi del momento sarà disturbata dalle numerose mosche giunte per abbuffarsi del piatto appena servito.
Il ruolo dei fazzolettini è intuibile senza ulteriore bisogno di istruzioni.
Per lavarsi adeguatamente, nel caso di presenza di mare o lago o corso d’acqua che sia, sarà sufficiente un tuffo ristoratore. In mancanza, beh, consoliamoci pensando come sarebbe stato cagare in un autogrill.

Casi particolari: la sede di un cliente
Vale quanto detto per l’ufficio, salvo per la conoscenza evidentemente inferiore della topografia dello stabile. Trovare un cesso femminile non sarà cosa ardua, semmai lo sarà trovarne uno poco frequentato.

Casi particolari: a casa di un amico/conoscente
Si può confidare nell’igiene del cesso che sarà in linea con la pulizia del resto della casa. Se supera la sufficienza, via libera. Se l’amico/conoscente non ha idea di cosa sia il Lysoform si può sempre dire di aver dimenticato qualcosa in auto per poter sgattaiolare fuori e farla in un campo, più probabilmente un’aiuola, evitare le rotonde per evidenti motivi di mancanza di privacy.
Resta vivamente consigliata la pratica dell’imbottitura del fondo e della costruzione del pigiamino di carta igienica.

Casi particolari: l’albergo
A meno che non si frequentino bettole (nel qual caso si veda al punto “autogrill e campeggi”) l’albergo è casa nostra per tutta la durata del soggiorno. Si caghi liberi senza timori, e non serve nemmeno il pigiamino. Il fondo imbottito, sì, invece, che terrei come regola generale (anche a casa).

Casi particolari: il treno
No, no, no e no. In treno non va fatta. Non esiste cesso di treno che raggiunga i minimi standard di decenza, e il continuo movimento sussultorio e ondulatorio ne fanno un pessimo ambiente per la “tecnica Pino”. La si tenga, quindi. Si caghi prima di partire, o si prenda l’automobile. Ma mai, per nessun motivo, ci si deve venire a trovare nelle condizioni di dover usufruire della toilette di un treno.

4 commenti:

cipoboy ha detto...

ti quoto alla stragrande, comunque resta il fatto che sei un pazzo

Lighty3ar ha detto...

As seen on tv

"Ho trovato utilissima la guida di Joe!! E' veramente fantastica!!! Da quando la leggo le mie defecazioni sono bellissime ed odorano di mammoletta!!!"

Anonimo ha detto...

Uhm, quello che tu chiami "il pigiamino" andrebbe sempre fatto, anche in albergo...

A ha detto...

Pazzesco