30 agosto 2009

mirkino nel club dogo

http://www.youtube.com/watch?v=6TNhmU6mxSQ

andate a vedere questo video...e ditemi se quello col giubbottino verde non è mirkino....non lo sapevo che era nella DOGO gang...

grande mirkino...bella zio

20 agosto 2009

Dinamiche comportamentali nell’utilizzo dei bagni in aree di pubblico accesso

Parole chiave:
Predizione comportamentale, NIMBY, dinamiche sociali, experience design, pipì e popò, strumenti di politica interna, piramide di Maslow.

NdA. Il seguente lavoro ha subito una lunga opera di revisione per sostituire tutti i termini “popolari” o che potessero arrecare disturbo ai lettori. Nonostante questo l’Autore intende scusarsi preventivamente nel caso di sviste o di uso inappropriato di terminologia tecnica.


In un ambiente competitivo e con basse barriere all’entrata, dove l’iniziativa viene in toto delegata al singolo o a piccoli gruppi funzionali, sempre più spesso si osservano fenomeni di maldistribuzione di risorse ed opportunità non omogenee a livello geografico.
Il fallimento del libero arbitrio dei mercati è solo l’ennesima prova, finanche la più evidente e drammatica, di come in questo specifico momento storico per varie ragioni che qui non tratteremo, sia una mera illusione accademica anche il solo proporre ulteriormente misure di varia natura che si rifacciano ai principi teorici della scuola economica classica.

Questo lavoro prende spunto da anni di osservazioni empiriche sulle scelte che, in un ambiente non regolamentato da disposizioni a riguardo, una comunità effettua ogni qualvolta si trovi a dover scegliere il bagno pubblico da usare per le diverse necessità personali.
Per motivi pratici questa analisi è stata limitata ad individui di sesso maschile le cui motivazioni di scelta, è noto, differiscono enormemente dagli individui di sesso femminile. E’ stata inoltre necessaria una estrema semplificazione teorica di un modello altrimenti assai complesso da dibattere: volentieri lascio quindi alle prossime serate al pub ulteriori spunti di approfondimento.  


In un ambiente vasto ma comunque circoscritto, come può essere quello di una grande azienda o un luogo pubblico di grandi dimensioni (aeroporti, centri commerciali, uffici pubblici…) è facilmente osservabile come le necessità fisiche (solide o liquide) e l’appartenenza o meno all’ambiente di riferimento (visitatore occasionale o persona che deve passare gran parte della giornata sul luogo di lavoro) possano influenzare le scelte ed i comportamenti nell’utilizzo dei bagni comuni.

Per i visitatori occasionali la necessità da soddisfare solitamente è ”devo andare in bagno urgentemente, stop”; l’azione che ne consegue quindi sarà “qui non mi conosce nessuno per cui chi se ne frega, vado nel primo bagno senza fila che mi capita e arrivederci”.
In questi casi, date tutte le considerazioni di cui sopra, è normalmente accettata anche una minima promiscuità logistica: tutti a fare la pipì negli orinatoi attaccati ai muri uno accanto all’altro, dietro siepi (in caso di eventi all’aperto), o in coda chilometrica per usufruire dello stesso bagno chiuso.
La natura individualista e menefreghista degli uomini favorisce purtroppo un malcostume diffuso che porta spesso a situazioni igieniche visibili a tutti: bagni sporchi e maleodoranti, liquami sparsi per ogni dove… praticamente la giungla vietnamita durante il periodo dei monsoni.
Dato però il vantaggio di non doversi obbligatoriamente appoggiare a pareti o water per espletare i propri bisogni, soprattutto quelli liquidi, nessuno ci fa più di tanto caso per i due/tre minuti necessari a fare tutto: un minimo di allenamento in apnea e delle scarpe da ginnastica e tutto si risolve senza grossi problemi.

Molto più interessanti sono le scelte delle persone che devono per forza stare quotidianamente nello stesso edificio.
Tralasciando usi “fantasiosi” dei bagni, tipo l’imboscarsi per non farsi trovare dai colleghi o per schiacciare mezz’ora di pisolino dopo la devastante serata del giorno precedente, notiamo che il need è identico a quello degli utilizzatori occasionali ma le azioni che ne conseguono sono in questo caso influenzate anche da necessità sociali dovute ad una coabitazione civile con altri colleghi.
Come aveva ben compreso Maslow, il soddisfacimento di un bisogno fisiologico molte volte non è che il primo passo verso la realizzazione dell’individuo. Il vivere in una comunità crea, ed impone di fatto, un’evoluzione personale necessaria per un’affermazione soddisfacente in ambito sociale.
Andando ad analizzare i path di scelta di questo campione si notano usi differenti dei diversi bagni pubblici a disposizione nell’edificio, e questo a seconda dei bisogni e delle situazioni.
Per usi veloci (pipì) un qualsiasi bagno andrà benissimo: entri, la fai e dopo un minuto sei fuori.
Ma se hai necessità di passarci forzatamente qualche minuto (quando scappa scappa!) e hai il timore di importunare qualcuno con miasmi venefici e suoni inopportuni, ecco che le cose cambiano.

Per quello che ho avuto modo di vedere, in questi casi le persone si dirigono verso il bagno più lontano possibile, e quindi in teoria meno frequentato, dalla propria postazione di lavoro. Così se uno lavora al secondo piano andrà probabilmente al piano -1, dove di solito non c’è nessuno, ed occuperà l’ultimo box in fondo al corridoio: il famosissimo bagno caffè/sigaretta!
Mai ad esempio andare in un gabinetto dove davanti ci sono le fotocopiatrici o i boccioni della Culligan, all’uscita potresti essere intercettato dalla collega discretoccia che ti ha visto entrare cinque minuti prima… e uno non sta in bagno cinque minuti solo per lavarsi le mani (e magari esce anche con gli occhi rossi dallo sforzo che nemmeno ti fossi fatto 3 canne)!!

In questo poi, noi italiani esteti anche dell’aria fritta, siamo dei maestri. 

Se l’acronimo NIMBY non vi dice niente, sappiate che letteralmente significa Not In My Back Yard e praticamente vuol dire “mi scappa, la devo assolutamente fare ma uso il tuo bagno perché il mio ha da rimanere pulito”: fantastici!!

Per due anni ho condiviso il bagno con il general manager della società per cui lavoro: appena trasferiti nel nuovo palazzo ci siamo trovati io e lui nella zona meno popolata da maschi di tutto il circondario.
All’inizio tutto bene, una vera pacchia… bagno pulitissimo con la donnina che veniva a dare il vetril allo specchio 5 volte al giorno (e vorrei vedere). Poi si deve essere diffusa questa voce del bagno isolato con finiture stile miliardario russo e dopo un mese c’era la fila per entrare come al cinema.
Detto fatto: da qualcuno è  stata fatta circolare la voce (che non si saprà mai se vera o falsa) che il super boss per un problema di vescica andava molto spesso in bagno e, se trovava qualcuno, amava fermarsi a parlare di business con lui… e tutti sanno che MAI ci si deve fermare a chiacchierare col mega direttore galattico se non direttamente interrogati e comunque anche in quei casi bisogna sempre avere il portatile sotto mano per argomentare con una o due slide di PowerPoint quello che si sta dicendo.
Tempo un altro mese ed il bagno è tornato di nostra esclusiva proprietà.

Ci ritroviamo così al punto di partenza, e cioè al fatto che un intervento esterno al mercato è molto spesso necessario per controbilanciare un’entropia assolutamente non gestibile (sennò non sarebbe entropia) nei flussi distributivi delle persone che vanno in bagno.
Cosa succederebbe se tutti volessero andare nel gabinetto caffè/sigaretta? E cosa se le fotocopiatrici non fossero piazzate davanti ai bagni?
Ma soprattutto, cosa accadrebbe se un giorno si venisse a sapere che il general manager quando esce dal bagno non ha poi così tanta voglia di fermarsi a chiacchierare di marketing ma preferisce mille volte di più andare subito a prendere il miliardesimo caffè della mattinata??

Ah! Nimby e le leggende metropolitane…

18 agosto 2009

Proposta per cena

Da veterano delle cene-evento di settembre ho riflettutto sul momento che ogni volta rischia di rovinare il clima di fiesta e amistad: quello del conto.
Accade infatti che vi siano persone scontente per il prezzo ritenuto esagerato soprattutto in relazione a ciò che effettivamente è stato consumato.
A tal proposito ho avuto occasione di confrontarmi con altri che la pensano allo stesso modo e che mi hanno fornito ulteriori spunti di ragionamento.
Nel chiacchiericcio serale al tavolino dell'Orso Bianco abbiamo quindi formulato una proposta di cui mi faccio portavoce.

Potrebbe risultare comodo e conveniente mettersi d'accordo col ristoratore per decidere un menu quasi-fisso a prezzo fisso: due antipasti, due primi, due secondi, tra i quali scegliere, poi acqua e una ragionevole quantità di vino (tipo mezza bottiglia a testa) o in alternativa bibita o birra. Nel caso il locale lo consenta si potrebbe lasciare anche la libertà di scegliere la pizza al posto di primo e secondo, sempre allo stesso prezzo del menu.

In questo modo risolveremmo in un colpo solo i problemi di lentezza nel servizio e di conti alla fine: si spende tutti la stessa cifra, conosciuta in anticipo, e non si fa il solito casino finale con mugugni e lamentele sovente ben motivate.

A sostegno di questa proposta giova ricordare alcuni episodi accaduti l'ultima volta all'anastasia. Innanzitutto il prezzo "ufficiale" di 42 euro a testa, eccessivo. In secondo luogo il problema che è venuto fuori con i resti, per cui alcune persone si sono trovate a pagare 50 euro perché i conti non tornavano. Poi mi risulta che qualcuno che non avrebbe dovuto pagare alla fine lo abbia fatto perché una quota mancava. Infine, le giuste lamentele di chi pur mangiando un primo e bevendo solo acqua si è trovato a pagare la stessa cifra di chi (come me!) si è strafogato di qualsiasi cosa.

Mi è stato anche fatto notare che se il problema è vero per chi viene da solo, ancora più vero lo è per le coppie, per le quali un centinaio di euro per una cena possono risultare oltremodo esagerati.

Che ne pensate?

10 agosto 2009

Che finisca il lutto!!

Ed eccoci nuovamente qui!!
Dopo il buon Ambro che all'improvviso, come si vede dal post dell'Adelio, è andato a trovare il titolare di questo cazzo di mondo, siamo tornati con un pò di novità.

Cosa non è successo (in ordine sparso) in questi mesi??
  • nessuno si è sposato
  • nessuna richiesta di riconoscimento di figli arrivata ai nostri eroi
  • nessun trapianto di fegato per intossicazioni croniche da vodka redbull
  • la famosissima Legge del Galli (qui il post a proposito) sembra non funzionare benissimo... ed il Bobby ne è contento!!    :-)

Cosa è successo (sempre in un ordine alla cazzo-di-cane):
  • una separazione consensuale in corso
  • una bellissima bambina che continua a crescere e una che questo mese dovrebbe nascere
  • bobby+simello+lorenzo lazzeri che a luglio se ne sono andati in vacanza in Grecia (doveva esserci anche l'onnipresente Scureggia ma all'ultimo secondo è stato sostituito degnamente dal lore), prima o poi metterò anche qualche foto sul blog   :-)
  • il simo che dice di volersi sposare ad aprile in japponia...e dato che sto mettendo da parte i giorni di ferie è buona cosa che non si rimangi la parola sennò nel cipango ce lo mando io      ;-P
  • ...ma soprattutto a settembre tornerà l'evento dell'anno: il temutissimo COMPLEBOBBY-SIMO-ALONZO!!!
Dopo un anno sabbatico è arrivato il momento di tornare a festeggiare degnamente l'amistad con tutti i crismi che hanno reso immortale questo appuntamento: ciccia, alcol, cazzate...e gadget di cui quest'anno, ad esempio, miLkino dovrà fare a meno.
Tutto in una notte, a voi la scelta della data: 12 o 19 settembre.

Fare sapere che poi devo preparare anche l'excel delle macchine    :-)